MORIRE DEL DISSESTO

Bisogna ricordare oggi, come sta facendo in queste ore “Fahreneit” su Radio Tre, Pasquale Antonini. Volontario della Misericordia di Magione, gruppo di protezione civile a cui apparteneva, è deceduto durante il tentativo di piazzare, assieme ad altre due persone, un’idrovora per fermare l’allagamento di un cavalcavia durante la piena di un torrente nella zona di Solomeo, frazione di Corciano, in provincia di Perugia. Aveva 34 anni.
Dopo essere scivolato nel letto di melma ed aver cercato invano di aggrapparsi all’argine, è stato trascinato per un tratto, fino a precipitare in un piccolo fosso, profondo poco più di un metro ed è stato risucchiato dalla forza dell’acqua e del fango.
Antonini lavorava come fabbro, ed era volontario della Misericordia di Magione. Era stato anche a L’Aquila dopo il terremoto, impegnandosi in particolare in favore di anziani e malati durante le operazioni di soccorso. Forse, in tempi in cui si taglia il 5 per mille per il volontariato bisogna ricordarsi di cosa significa questo impegno e quali sacrifici comporta il dissesto idrogeologico. In ultimo, ieri ho ascoltato con interesse a un dibattito alla Biblioteca nazionale di Roma il nuovo Capo della Protezione Civile Franco Gabrielli (che è stato un grande Prefetto a L’Aquila durante il terremoto) che esprimeva il desiderio che la protezione civile venisse percepita sempre più non solo come un diritto ma anche come dovere. Certamente, Gabrielli, ma ci auguriamo anche che chi dona il proprio tempo agli altri non debba perdere la vita. E che le Istituzioni facciano sempre più quella prevenzione che impedirebbe simili disastri.

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